La voce è sempre stata l'espressione di qualcosa che ci contraddistingue dagli animali. Possiamo ricondurla all’essenza stessa della nostra umanità, la base della nostra socialità, della comunicazione dei nostri sentimenti, il mezzo attraverso cui tramandare la conoscenza.
Ma la voce non può essere intesa solo come qualcosa che si sente con l'udito. Si sente anche con l'anima. Pensate solo alla voce di uno scrittore, di un poeta, o di un musicista. La musica parla, anche senza che il cantante utilizzi alcun tipo di suono. Solo note e melodia e comunque quella canzone ha una propria "voce", una propria identità.
Ogni scrittore si esprime a suo modo, a proprie parole - certo, in un linguaggio che abbiamo imparato a conoscere e che è in continua evoluzione.
Perché vogliamo forse dire che i più grandi scrittori non si sono contraddistinti perché avevano un proprio modo di esprimersi? Perché avevano la propria voce?
Impossibile non riconoscervi la voce di Isabel Allende. Ma è vero. La scrittura è memoria.
Pensate solo alle fiabe, al modo in cui sono state tramandate all'inizio e quante versioni ce ne sono e quante ne ricordiamo per ogni fiaba.
"Per ogni libro ce ne sono trecento", diceva Sciascia - e ancora prima di lui. Fondamentale dargli quindi la propria impronta.
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